Le fiere al tempo del Covid-19

Non ce ne rendiamo conto ma siamo entrati nella storia. Tutti. Tutto il mondo, che sta affrontando una delle emergenze sanitarie più gravi a memoria di chi è in vita, a causa del diffondersi del virus Covid-19 meglio noto come Corona Virus. Emergenza, oggi è chiaro, sempre più legata alle scarse capacità dei sistemi sanitari nazionali di reggere gli enormi flussi di malati da ospedalizzare, o peggio ancora da assistere in terapia intensiva, e che il mancato contenimento di questo famigerato Corona Virus potrebbe causare. In Italia siamo solo all’inizio delle drastiche misure di contenimento che il governo nazionale ha deciso di intraprendere per contenere il contagio, e gran parte delle popolazione si trova costretta a casa. Per paura e senso di responsabilità la maggior parte di noi sta seguendo le direttive nazionali. Ne consegue però una grande disponibilità di tempo da usare per fare alcune riflessioni. Dal mio canto vorrei concentrarmi su quello che rappresenta una importante parte del mio lavoro: le fiere.
Le fiere espositive, nel settore agroalimentare come negli altri, sono importantissimi momenti di crescita sviluppo e confronto per le aziende. Che hanno occasione di incrementare le proprie occasioni di business. È evidente però che in uno scenario internazionale così incerto, dove addirittura l’OMS ha dichiarato la Pandemia, tutte quelle che erano le attività e gli appuntamenti fissi nei calendari delle aziende, oggi sono più che mai incerti.
Ad oggi 13 marzo 2020 questo è il quadro delle manifestazioni internazionali di cui sono a conoscenza tra annullamenti e rinvii
- IDENTITÀ GOLOSE – Milano – da marzo rinviato a luglio
- FOODEX 2020 – Tokio – annullato
- PROWEIN 2020 -Dusseldorf – annullato
- VINITALY 2020 – Verona – da aprile rinviato a giugno
- CIBUS 2020 – Parma – da maggio rinviato a settembre
- PLMA 2020 – Amsterdam – al momento confermato
- SUMMER FANCY FOOD – New York – al momento confermato
Ma quale può essere la soluzione migliore, e quali le conseguenze? Intanto posso dire che nella maggior parte dei casi pare si navighi a vista. E non potrebbe essere altrimenti. L’imprevedibilità della diffusione del virus rende tutti i programmi a breve termine quanto mai aleatori. Il mondo delle imprese e delle organizzazioni si divide così in due macrocategorie: chi attende lo svolgersi degli eventi, e chi vorrebbe passare direttamente al 2021.
Entrambe le posizioni risultano però a mio avviso essere troppo nette, e se non ben ponderate rischierebbero di far aggravare le già fragili previsioni sull’immediato futuro economico. Mi piace pensare come dicevano i latini che in media stat virtus, e che se da un lato bisogna avere pazienza ed essere fiduciosi aspettando che la situazione si normalizzi grazie alle misure messe in piedi dagli stati nazionali, dall’altro e saggio essere pronti con un piano di riserva.
Pro e contro di un rinvio totale al 2021
“PRO: avremo tutto il tempo di uscire dall’emergenza e riprendere il controllo della situazione sanitaria, ci sarebbe il tempo di superare le paure legate alla diffusione del virus . Avrebbero il tempo i governi, le aziende e le istituzioni di adottare i correttivi e gli incentivi per recuperare le gravi perdite economiche che conseguirebbero ad un annullamento totale delle manifestazioni”
“CONTRO: ci troveremo ad affrontare gravi sofferenze economiche nel brevissimo periodo. Intere realtà e aziende che vivono e lavorano dell’indotto che gira intorno alle grandi manifestazioni internazionali rischiano di scomparire
Non ci resta dunque che fare affidamento sul senso di responsabilità delle imprese (e degli imprenditori) e sull’importanza del ruolo sociale che esse ricoprono che superato questo difficile momento dovranno avere il coraggio di ripartire e di cogliere le nuove opportunità che ci si presenteranno. Sono sicuro inoltre che verranno presi tutti quei provvedimenti necessari a salvaguardare i settori che rischierebbero il collasso a causa di un periodo troppo lungo di inattività.